Sala Stampa

Scrivere e parlare d’amore: a Verona sabato 20 ottobre la XXIII edizione del Premio presentato giovedì 18 in conferenza stampa

Non esiste città più rappresentativa del sentimento amoroso: Verona lo ha tatuato nella sua identità attraverso le parole del cantore più alto, William Shakespeare, e si adorna del personaggio simbolo dell’amore, la musa di tutti gli innamorati del mondo, Giulietta. Scrivere per amore è un “gesto” letterario che a Verona non passa inosservato, e al quale la città da 23 anni dedica appunto il Premio ideato dal Club di Giulietta per valorizzare i migliori intrecci fra amore e scrittura, selezionando i libri che, nel corso dell’ultima stagione, hanno saputo raccontare la forza e la complessità del legame amoroso. Sabato 20 ottobre, alle 18 al Teatro Nuovo di Verona l’amore diventerà un racconto a più voci con straordinari protagonisti: il Gala finale del Premio Scrivere per Amore” sarà un brillante talk show nel segno della narrativa d’amore, al quale tutta la città è invitata dal Club di Giulietta, insieme a Fondazione Pordenonelegge.it e Crédit Agricole FriulAdria. Con la conduzione di Elisabetta Gallina e Marco Ongaro, sotto i riflettori del Premio si avvicenderanno i tre finalisti: lo scrittore e critico Giovanni Pacchiano con Gli anni facili (Bompiani), l’autrice tedesca Sylvie Schenk per Veloce la vita (Keller) e la scrittrice olandese Connie Palmen con Tu l’hai detto (Ipeborea). Ancora una volta la città di Giulietta si stringe intorno all’amore e alle sue storie che da sempre ispirano la letteratura E da quest’anno l’evento si arricchisce del nuovo Premio Speciale assegnato dalla Giuria “tecnica” veronese intitolato a Giulio Tamassia, fondatore del Club di Giulietta e del Premio “Scrivere per amore”. Due riconoscimenti, e tre libri in gara: Tu l’hai detto di Connie Palmen ripercorre la drammatica storia d’amore di Sylvia Plath e Ted Hughes in una sorta di ricerca dell’immortalità che riecheggia la vicenda degli amanti di Verona. Una donna, la sua forza, le scelte difficili, la drammatica velocità del tempo sono al centro di Veloce la vita di Sylvie Schenk, una storia di educazione alla vita con personaggi dolci e commoventi. Gli anni facili di Giovanni Pacchiano è un romanzo di formazione: al centro tutta una generazione, i giovani che frequentavano l’università negli anni immediatamente precedenti il Sessantotto, fra amori, amicizie, delusioni e ricordi. Fra una storia e l’altra, intercalate dalle letture di Paolo Valerio, Direttore artistico del Teatro Stabile di Verona, si arriverà alla designazione del vincitore 2018 da parte della Giuria dei Letterati, presieduta dal saggista, critico teatrale e giornalista Masolino D’Amico, fra i maggiori traduttori shakespeariani, e composta dalle tre poetesse Alba Donati, Isabella Leardini e Giovanna Cristina Vivinetto. «L’amore è una pulsione fondamentale condivisa da tutta la razza umana, compresa quella (piccola?) parte che la nega o la reprime», osserva Masolino D’Amico. E «scrivere d’amore – spiega Giovanna Cristina Vivinetto – è forse l’atto più difficile oggi, quando tutto sembra già stato detto». «L’amore – racconta Isabella Leardini – non è un sentimento: chi lo prova sa che è soprattutto un fatto».
La serata finale del Premio “Scrivere per Amore” è a ingresso libero. All’incontro stampa di presentazione sono intervenuti l’Assessore alla Cultura del Comune di Verona Francesca Briani e i promotori del Premio: Giovanna Tamassia, presidente Club di Giulietta; Marco Ongaro, direttore artistico del Premio Scrivere per Amore; Michela Zin, direttore Fondazione Pordenonelegge; Mara Del Puppo responsabile servizio Comunicazione e Soci Crédit Agricole FriulAdria. Presenti anche Silvia Bacilieri per Fondazione Cattolica Assicurazioni e Silvano De Rosa, direttore Hotel Due Torri.
Il Premio letterario internazionale Scrivere per Amore è promosso dal Club di Giulietta in partnership con la Fondazione Pordenonelegge.it e con Crédit Agricole FriulAdria, con il patrocinio del Comune di Verona, della Regione Veneto e della Camera di Commercio di Verona e con il sostegno e la collaborazione di Agsm, Fondazione Cattolica Assicurazioni, Teatro Nuovo, Hotel Due Torri, Circolo dei lettori, Biblioteca Civica. Media partner Corriere del Veneto.
www.premioscrivereperamore.it Email info@julietclub.com M +39 3358259935

SCRIVERE PER AMORE, I FINALISTI 2018

Connie Palmen (1955) è una nota scrittrice olandese. Ha avuto uno straordinario successo di critica e vendite con il suo primo libro, Le leggi (Feltrinelli, 1993) a cui sono seguiti numerosi romanzi e raccolte di saggi tradotti in venti lingue. Con Tu l’hai detto ha vinto il prestigioso Premio Libris nel 2016. Tu l’hai detto è un racconto imponente e poetico, di amore e tradimento, un grande romanzo dedicato a Ted Hughes e Sylvia Plath, una delle coppie più note della storia letteraria del Novecento. Ted Hughes e Sylvia Plath, la coppia «maledetta» della letteratura moderna, segnata dal suicidio di Sylvia a soli trent’anni nel 1963, ha ispirato ogni sorta di speculazioni e mitizzazioni sulla fragile martire e il suo brutale carnefice. In questo romanzo Connie Palmen dà voce a Ted Hughes e fa raccontare a lui – il poeta, il marito, l’uomo che non può smettere di interrogarsi sulle proprie colpe ma che ha sempre mantenuto un religioso silenzio sulla moglie perduta – la sua verità. Una confessione intima, un incalzante viaggio emotivo che ci risucchia nella spirale di un amore tragico fra due scrittori uniti nel sacro fuoco dell’arte: dal primo folgorante incontro che sembra proiettarli in una sfera magica e rivelarli predestinati uno all’altra, al tempestivo matrimonio, il lungo viaggio nella natura americana, la mondanità letteraria di Londra e l’arrivo dei figli, la brillante carriera di lui e la lotta incessante di lei contro i propri demoni. Sylvia, l’irresistibile enfant prodige delle lettere americane, acuta, passionale, ma in realtà una bambina con l’anima di vetro che chiede aiuto, piena di incubi e paure, capace di vivere solo di assoluti, ossessionata dalle aspettative nei suoi confronti fino a includere anche la maternità nella sua ansia di successo, vittima di una mitologia personale che le impone il sacrificio sull’altare della poesia, il martirio come destino, liberazione e rinascita. Ted, l’intellettuale europeo affascinato dai reami dell’inconscio, che in lei trova una musa e una compagna di vita, che a lei dà tutto se stesso per cercare di salvarla dal suo lato oscuro, ritrovandosi intrappolato in un legame di mutua dipendenza sempre più viscerale, esigente, predatorio, e scoprendosi incapace di starle accanto.

Sylvie Schenk è nata nel 1944 a Chambéry, in Francia. Ha studiato a Lione e si è trasferita in Germania nel 1966. Ha pubblicato poesie in francese e, dal 1992, ha iniziato a scrivere in tedesco. Vive vicino a Aachen (Aquisgrana) e a La Roche-de-Rame, nelle Alte Alpi francesi.
Quando Veloce la vita è stato pubblicato in Germania nel 2016, i librai lo hanno scelto come uno dei cinque libri più belli dell’anno. In una Lione degli anni Cinquanta che non ha ancora dimenticato i drammi dell’occupazione, arriva Louise che ha lasciato le Alpi francesi e un ambiente famigliare oppressivo. Per lei tutto è nuovo: la vita di una grande città, le avventure, l’amore… Conosce Henri, pianista jazz molto dotato che non riesce ad accettare l’uccisione dei genitori e vive in un’antica casa con una biblioteca ormai vuota perché depredata dai nazisti, e quindi Johann, un ragazzo tedesco, con il quale è amore. Per lui, Louise lascerà la Francia, si opporrà alla famiglia e sceglierà un nuovo Paese e nuove relazioni, imparerà una nuova lingua… Resta solo un tarlo: quello che Henri le ha svelato in un misto di rabbia e confidenza prima della sua partenza. Le persone da cui andrà forse non sono così innocenti. Veloce la vita è un romanzo dalle molteplici letture e scritto in modo incantevole. È la bellissima storia di una donna, della sua indipendenza, della sua forza, delle sue scelte e dell’amore, dei ponti tra le lingue, dei libri letti, dei sogni, delle ombre e delle colpe che ci portiamo dietro – a volte anche quelle di cui non siamo responsabili – della drammatica velocità con cui passa il tempo e con cui anche la vita più piena, alla fine, si consuma. Bello, intelligente e commovente.

Giovanni Pacchiano è nato a Milano, dove vive tuttora. Dopo la laurea in Lettere classiche a Pisa, ha insegnato Italiano e Latino in alcuni noti licei milanesi. Critico letterario, ha collaborato nel tempo con «Il Globo», «L’Europeo», «Epoca», «Il Giornale» di Montanelli, «Mercurio – la Repubblica», «Corriere della Sera», «Il Sole 24 Ore» e «Saturno». Attualmente scrive su «Sette», e ha una rubrica letteraria a Radio Città Futura. Ha pubblicato tra le altre cose Di scuola si muore, sui mali della scuola italiana (Anabasi, 1993) e i romanzi Ho sposato una prof (Marsilio, 1996) e Era un’altra stagione, amore mio (Piemme, 2014). Ha curato, per Adelphi, la raccolta completa delle Opere di Sergio Solmi. Gli anni facili è un romanzo sulla giovinezza e sui desideri, un’educazione milanese che vibra di autenticità. Perché “è negli anni in cui tutto sembra più facile che possono nascere le relazioni più pericolose”. Milano, facoltà di Lettere e filosofia, anno accademico 1961-’62: un autunno dorato e carico di promesse accoglie nei chiostri della Statale il piccolo drappello degli studenti di Lettere antiche, tra cui moltissime ragazze e una decina di maschi. Sono anni in cui le fanciulle non possono presentarsi a scuola con i pantaloni e in cui vigono i riti iniziatici della goliardia studentesca, in cui i ragazzi vanno a vedere gli spogliarelli dell’avanspettacolo ma non hanno mai baciato una coetanea, in cui ci si fidanza in casa, in cui si trova lavoro ancor prima della laurea. Anni facili, anni di sogni a occhi spalancati. Ma per Giacomo, dolce e perdutamente innamorato della sfuggente Pia Uberti, per il suo simpatico amico “don Calò”, appena emigrato dalla Sicilia, per la sfrontata e tormentata Lula e tanti altri la giovinezza, quando la si attraversa, è sempre più dolorosa di come la si vede poi. E questi anni di immense speranze, amori, libri, cinema e grandi amicizie li traghetteranno presto verso un mondo tutto nuovo. Uno spaccato vividissimo di una città e di una generazione, quella che ha preceduto di pochi anni il Sessantotto.

“SCRIVERE PER AMORE 2018”, LA GIURIA

Masolino D’Amico, scrittore, traduttore, critico letterario, sceneggiatore, è nato a Roma dove si è laureato. Dopo aver conseguito il diploma post-laurea in Materie Letterarie al Trinity College di Dublino, ha insegnato nelle Università di Middlebury nel Vermont, al Barnard College ed alla Cooper Union di New York. Attualmente è ordinario di Storia del Teatro Inglese all’Università di Roma 3. Dal 1989 è critico teatrale della Stampa. Ha pubblicato, tra gli altri, Persone speciali (Sellerio 2012); Il giardiniere inglese (Skira 2013); Il viaggiatore inglese (Skira 2014); L’infermiera inglese (Skira 2015); l’ultimo suo libro è Lo scrittore inglese (Skira 2018).
Alba Donati è nata a Lucca e vive tra Firenze e Lucignana. Scrive di poesia su quotidiani e riviste. Ha pubblicato La repubblica contadina (City Lights Italia 1997, Premio Mondello “Opera Prima” 1998, Premio Sibilla Aleramo 1999) e Non in mio nome (Marietti 2004, Premio Diego Valeri, Premio Pasolini, Premio Cassola “Ultima Frontiera). Ha curato Costellazioni italiane 1945-1999. Libri e autori del secondo Novecento (Le Lettere, 1999), Poeti e scrittori contro la pena di morte (Le Lettere, 2001), l’edizione completa delle poesie di Maurizio Cucchi (Oscar Mondadori, 2001) e, insieme a Paolo Fabrizio Iacuzzi, il Dizionario della libertà (Passigli 2002). E’ di questo giugno la raccolta di poesie Idillio con cagnolino (Fazi). L’ultimo lavoro per i tipi della Nave di Teseo Tu, paesaggio dell’infanzia. Tutte le poesie (1997-2018).
Isabella Leardini è nata a Rimini nel 1978, ha pubblicato il saggio Domare il drago – Laboratorio di poesia per dare forma alle emozioni nascoste (Mondadori, 2018) e i libri di poesia Una stagione d’aria (Donzelli, 2017) vincitore del Premio Città di Arenzano e La coinquilina scalza (Niebo/La vita felice, 2004, IV ed) tradotto in Spagna nel 2017. E’ inoltre edita in diverse antologie, tra cui Les Poètes de la Méditerranée (Gallimard, 2010) Nuovi poeti italiani (Einaudi, 2012). Da molti anni tiene corsi di scrittura poetica dedicati agli adolescenti ed è direttrice del Festival della poesia giovane Parco Poesia.
Giovanna Cristina Vivinetto è nata a Siracusa nel 1994. Laureata in Lettere vive attualmente a Roma, dove studia Filologia moderna all’Università “La Sapienza”. Dolore minimo (Interlinea, 2018) è la prima opera in Italia ad affrontare in versi la tematica della transessualità e della disforia di genere. Con prefazione di Dacia Maraini e postfazione di Alessandro Fo, il libro è stato recensito sulle maggiori testate giornalistiche nazionali, tra cui Il Fatto Quotidiano, La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il manifesto (Le Monde Diplomatique), Il Sole 24 ORE, Panorama, Il Corriere della Sera, La Sicilia. Finalista al Premio Mauro Maconi 2018, è la vincitrice della VII edizione del premio Cetonaverde Poesia Giovani (2018) e della 59^ edizione del premio San Domenichino Città di Massa.

Con il patrocinio di
Con il sostegno di
Partner